Stanza di Eishi Sakurako

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    Akira era uscito. Eishi anche..Mei è sola, in quella stanza che sembrava così fredda e poco accogliente senza il suo master.
    Era grazie a lui se adesso capivo tante cose, ma nella mia mente c'era ancora un buio profondo che mi metteva...com'è che il maestro la chiamava? quando si ha una sorta di paura mista a tristezza, senza un reale motivo...Sì, ecco: angoscia.
    Non mi ero mai chiesta chi fosse Meiko, ma le parole dure di Akira mi facevano riflettere. Sentivo che lui pensava che avessi la testa vuota, che non capissi nulla ma, iniziavo a capire. Capivo cose nuove come sentimenti tristi, capivo che quando ero con Eishi mi sentivo tanto felice e allo stesso tempo...preoccupata? Avevo sempre sete, sembrava non si volesse estinguersi mai...e ce l'ho ancora. L'altro giorno ho inghiottito una scatolina di pillole ematiche. Akira aveva pensato che avrei avuto un overdose ma io, stavo bene...avevo solo più sete...
    Mentre guardavo fuori dalla finestra, immersa nei miei pensieri sempre più profindi e affollati, aspettando di vedere ritornare il mio adorato maestro, sentì dei passi pesanti in corridoio. In realtà erano leggeri e fluenti ma a me sembrarono pesanti. Forse perchè pensante era l'aurea del vampiro che li emetteva.
    Mi girai ad osservare la porta, nascosta dietro la poltona dove Akira si sedeva sempre, in attesa...

    Edited by Mei_chan - 21/4/2010, 19:25
     
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    Il fatto che fossi una persona influente mi aveva aperto facilmente diverse porte. Quella della Cross era stata davvero facile da superare, le guardie parevano non accorgersi di quanta gente pazza vi era in quel luogo che apparentemente doveva essere votato alla "pace". Per me era tutto un'enorme cavolata. Tuttavia dovevo ammettere che un'accademia del genere mi aiutava parecchio. Mi aiutava perchè ogni figlio delle famiglie nobili o di certi gruppi speciali venivano spediti lì. Trovavo materiale per le mie ricerche scientifiche in modo del tutto semplice!
    Adesso mi trovavo nei corridoi dei dormitori adibiti ai vampiri. Ero lì solo perchè avevo urgente bisogno di parlare con i fratelli Sakurako. Loro in un certo senso mi somigliavano parecchio. Ovviamente non era diabolici quanto me però mi si avvicinavano quindi era come se li considerassi un'appendice del mio essere.
    Dovevamo parlare di cose urgenti, come per esempio i problemi che si erano susseguiti nelle grotte nel bosco. Alcuni miei "figli" erano morti senza che si potesse finire l'esperimento mentre altri erano fuggiti. Mi preoccupavo di una in particolare... Una delle poche che era "riuscita" abbastanza decentemente. Ero furente per questa perdita, tuttavia il mio viso nascondeva bene ogni mio singolo sentimento di rabbia.
    Ero arrivato davanti alla porta che mi separava dai fratelli.. Nell'aria non c'era il loro odore... C'era solo una leggera fragranza di donna... Una fragranza che mi parve molto famigliare. Rimasi un attimo confuso, cosa strana per uno come me. Tuttavia i miei passi non esitarono neppure un momento. Bussai alla porta senza indugiare. - Sono Yume... - bussai solo per cortesia verso i miei "amici" però entrai senza attendere risposta.
    Una volta aperta la porta mi trovai davanti una visione. Instintivamente le labbra s'incurvarono in un ghigno mentre la lingua passava sinuosa su di esse inumidendole. La piccola era nascosta dietro una poltrona dal colore rosso, ma io riuscivo a vedere le cose in modo diverso, grazie hai miei occhi. Poi lei era diversa... L'avevo riconosciuta quasi subito. La cosa si stava facendo interessante.
    Mi avvicinai lentamente, sembrava spaventata da qualcosa, probabilmente quei due la trattavano in modo pessimo. Quando arrivai vicino, quasi con noncuranza mi abbassai verso di lei e sorrisi. Un sorriso dolce, quasi del tutto innocente. Allungai una mano verso di lei dicendo - Non temere.... - il suono della mia voce era come un soffio di primavera, delicato, caldo ed avvolgente. Non desideravo comandarla solo... Accoglierla.
     
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    Un uomo o meglio, un vampiro entrò alla porta bussando ma senza ricevere risposta. Cercava il maestro. Lo avevo sentito appena pronunciare il suo nome.
    Aveva un odore particolare, freddo ma intenso.
    Si avvicinò a me con aria gentile, suoi occhi erano di quel colore che era tipo rosso ma più freddo che andava pero il blu...Il viola. Si ecco...erano di un bel viola non troppo scuro né penetrante. Dell'intensità che trovavo gradevole...
    Mi porse la mano, con voce dolce, come mai l'avevo sentita nei miei riguardi mi disse che non avevo nulla da temere...ma io non temevo nulla...
    Ero incuriosita dalla sua figura. Da quando Eishi mi aveva concesso il permesso di provare curiosità...ero sempre aperta a capire di più del mondo.
    - Mei...non ha paura...- mormorai con tono lieve, fissandolo dritto negli occhi come ero abituata a fare. Erano la cosa più vicina a rivelare l'animo di una persona, vampiro, umano persino Lycan...anche se io non li avevo mai visti ancora...ero sicura fosse così.
    Mi alzai, scostando la poltrona e accarezzando appena le punte delle dita della sua mano. Eishi diceva che era più elegante sfiorare appena una persona quando si offriva di aiutarti.
    Feci un movimento leggero e mi ritrovai vicina a lui. I miei occhi non s'erano staccati dalla sua figura.
    - Il maestro e Akira non ci sono...Hanno lasciato Mei sola...e Mei, non dovrebbe parlare con gli sconosciuti...per cui scusi, ma Mei non può dire altro...- sussurrai con tono di voce candido ed incolore, come sempre Mettendomi al suo fianco, pronta ad andarmene nella mia stanza. Non era compito mio ricevere gli ospiti. Eishi si sarebbe arrabbiato se avesse saputi che avevo dato confidenza a qualcun altro quando mi aveva avvisato di non farlo...
    Eishi mi dava raramente ordini. Akira era più severo...ma il mio maestro era pur sempre Eishi. Ciò che diceva Akira, per quanto avesse il suo stesso sangue. era irrilevante... Perché in fondo...era sempre di questo che si parlava: Sangue...
    Mi venne di nuovo sete al pensiero...

    Edited by Mei_chan - 21/4/2010, 19:24
     
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    I suoi occhi mi fissarono come se volesse esaminare il mio volto prima di fare qualsiasi altra mossa. Era proprio come una bambola incantata, di quelle che eseguivano solo ed esclusivamente le indicazioni del suo burattinaio. La sua pelle era così candida e di sicuro molto morbida. Sembrava impressa in una lastra di marmo. La mano che piccolina sfiorò la mia era fredda, delicata quasi inerte. Non provai qualcosa di particolare però i ricordi, quelli li avevo tutti. Erano ancora lì impressi dentro nel mio cuore se mai ne avessi avuto uno. Io non ero come gli altri, non ero un killer, non ero un vampiro ero solo un essere dannato e violento.
    Con la mano la tirai vicino a me ma con delicatezza solo accompagnandola. La poltrona si spostò un pochino in modo da lasciarle lo spazio necessario per muoversi più agiatamente.
    - Quindi tu fai solo quello che ti viene ordinato? - domandai sperando in una sua risposta. Il suo sguardo fisso su di me non mi dava alcun fastidio. Tuttavia provavo uno strano senso d'inrequietezza. Qualcosa nel suo potere era strano... Chiuso... Quasi claustrofobico. Non era più la ragazzina che era un tempo. Ero solo, solamente un minimo deluso. Ero eccentrico ed egoista ed il fatto che lei non si ricordasse minimamente di me era irritante. Sorrisi solo quando non sentii la sua risposta. - Ho capito... Con me non ci puoi parlare. Almeno non finchè il tuo papino non ti dà un ordine preciso... - rapidamente senza neppure pensare mi misi davanti alla porta. Quella ragazzina non poteva fuggire via così. Gli ordini li prendeva da quello ma lei apparteneva a me. Al mio passato. - Però mi annoio a stare solo ad aspettare quei due tiratardi... Per cui... Ho deciso che sarai tu a farmi compagnia - non avevo intenzione di farle male. Strano per uno come me che amava fuori misura la violenza ma in quel momento mi premeva sapere la sua condizione. Perchè era così... E come mai dipendeva da uno come Eishi!
     
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    Si mise davanti alla porta per non farmi andare via. Voleva che gli facessi compagnia. Ma non vedevo perché avrei dovuto. Aveva un odore intenso e buono, mi faceva venire ancora più sete ma, una piccola parte di me diceva che dovevo stare attenta a come mi comportavo.
    Continuai a scrutarlo silenziosa. Mi piaceva guardarlo negli occhi. Più che guardare Akira,di sicuro. Mi dava uno strano senso di quiete, ma si comportava da maleducato...Non era bello "infastidire" così una ragazza. Il maestro lo diceva sempre che non dovevo mai tagliargli la strada quando camminava ed il vampiro sconosciuto aveva fatto giusto questo. Avrei dovuto arrabbiarmi? Avessi saputo cosa significava...
    - Se ti presenti...Mei può parlarti...se no sei uno sconosciuto e anche maleducato e Mei va via...- feci come una sorta di protesta\ramanzina, anche se dal mio tono distaccato era difficile determinarlo. Eishi era più bravo io, non riuscivo a metterci lo stesso "sentimento". Avrei voluto imparare meglio cosa voleva dire: esprimersi...
    Era una delle cose che mi riusciva peggio ed era uno dei motivi per cui Akira non mi vedeva di buon occhi. Per lui ero solo qualcosa di strano, inconsueto e del tutto tralasciabile...E forse, lo ero davvero...
     
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    Su questo le potevo dare ragione anche se io non ero solito presentarmi, adoravo tenere un alone di mistero. Comunque per quella creaturina tanto miserabile quanto delicata,all'apparenza, potevo anche concedere il mio nome.
    - Il mio nome è cosa così importante per te? Cosa ne ricaveresti dal saperlo? - domandai con un viso talmente da schiaffi che quasi faceva paura.
    La mia domanda poteva sembrare senza alcun senso, però era necessario sondare le sue conoscenze. Di certo tutto quello che diceva o faceva dipendeva completamente dal master che aveva avuto e per quanto io apprezzassi quei due, loro non erano me. I loro modi troppo affettati mi davano quasi sui nervi. Io quello che volevo me lo prendevo, non aveva senso attendere una risposta dagli interessati. Ero fatto così, scorbutico ma estremamente sincero. Per la gente intorno a me ero un mistero completo mi piaceva, come detto prima, essere così. Conoscermi non era facile per niente. Gentile solo quanto avevo un tornaconto, stronzo quando avevo necessità di farlo e sadico per la maggior parte delle volte. Io ero pressapoco così, ma a lei che importava saperlo? Dato che era una bambolina senza sentimenti? Non credevo neppure sapesse cosa volesse dire fare sesso con qualcuno... Altra parte importante di me! Ero un perverito cronico! Le femmine mi temevano perchè anche lì ero sadico in maniera quasi primitiva.
     
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    Mi chiese cosa ne avrei ricavato a saperlo...Lo guardai incolore. Stava pensando a tante cose dievrse e non riuscivo a seguire il filo dei suoi pensieri ma era poco rilevante.
    - E lei...? Cosa ci ricaverebbe a non dirlo a Mei, se non il silenzio? - risposi al suo quesito con un mio dubbio. Mi chiedevo perchè volesse rimanere uno sconociuto. A me in effetti non importava molto, ma se avanzava pretese...almeno doveva motivarle. Il maestro me lo diceva spesso.
    - Mei non vuole parlare con uno sconociuto. Il maestro si arrabbierà e Mei non vuole essere punita...quindi...Mei adesso non dice più nulla se lo sconosciuto rimane estraneo...- Rimasi ferma nelle mie posizioni, continuando a fissarlo profondamente. I suoi occhi erano strani. Prima mi sembrava di rilassarmi ma più ci sprofondavo più mi sentivo come dire...intrappolata...?
     
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    Le premeva molto di non essere punita. Io non ci tenevo affinchè lo fosse... Sopratutto da un altro. Così mi avvicinai a lei velocemente e l'avvolsi con un braccio per la vita. - La tua voce non è la sola cosa che mi preme... - con la mano libera la toccai sulle labbra. Erano morbide. Il suo viso poi visto da vicino era molto più intrigante che mai.
    - Il mio nome... E'.... - non sembrava spaventata anzi tutt'altro più che tutto sembrava fredda. Con un colpo un ricordo mi arrivò alla mente. Eravamo in quella camera buia... Lei piangeva stretta a me ed io la consolavo anche se il mio corpo era freddo come la mia anima. Mi staccai da lei...
    - Tsubasa... Tsubasa Yume è il mio nome, vedi di ricordarlo la prossima volta! - la fissai glaciale come era solito fare dopo una delle mie visioni. Il mio cuore pulsava più rapido e la mia sete di sangue e carne si fece opprimente. Distolsi quindi lo sguardo ma solo per qualche istante. I miei occhi da viola si fecero rossi come il sangue. La mia lingua passo sulle labbra e sui canini. Questo non era mio... Era qualcosa che veniva da lei. Si! Era lei che voleva il sangue... Ne aveva bisogno come un assetato nel deserto. Mi misi a ridere, era strano quello che accadeva, nessuno mi aveva mai passato una cosa del genere. Lei ci riusciva in quelche modo. Riattivava in me l'istinto di assassino. Davvero una bella cosa!


     
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    Mi aveva stretta come solo il mio maestro aveva fatto fino ad ora. Io rimasi immobile, paziente. Attendendo solo una sua risposta. anche mentre mi accarezzava le labbra. Sentivo il suo respiro dolce sul mio viso. Potevo vedere anche le vene pulsanti sul suo collo e sotto la pelle diafana. Provai un desiderio simile a quello che sentivo con il mio maestro, se non quasi più intenso, ma ancora una volta non mi scomposi. avevo imparato a trattenere quella sete.
    Fu in quel momento che mi disse il suo nome staccandosi da me. "Tsubasa Yume" era questo il nome del vampiro...bene, adesso lo conoscevo.
    Il maestro diceva che quando un estraneo si presentava allora tu potevi fare lo stesso...Ma prima che aprissi bocca, il mio desiderio lo colpì come un pugno in faccia. Non sapevo perché ma lo sentivo palpitante in lui.
    - Meiko Nigyo...- risposi allora semplicemente sussurrando e poi gli sfiorai la guancia con el dita, delicata, facendolo girarre evrso di me, per guardarlo negli occhi.
    - E' colpa di Mei? - bisbigliai avvicinando il mio viso a lui. Anche Eishi quando stava troppo con me doveva andare via perché travolto dalla sete, ma in Tsubasa sembrava anche più forte.
    - Tsubasa...è amico di Eishi? Perché se lo è anche Mei lo è...- sussurrai cercando di sorridere come avevo imparato. Avevo scordato solo di ritrarre la mano, che ancora giaceva sulla guancia del vampiro.
     
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    Aveva attirato completamente la mia attenzione. Con la sua manina mi aveva girato il viso e stranamente mi parlava come se fosse normale farlo.
    - Amico è una parola grossa per uno come me - lasciai le sue dita candide sul mio viso senza distoglierle con le mie. Volevo vedere fino a dove arrivava la sua intraprendezza ed indipendenza. - Meiko è un bellissimo nome...- sussurai scandendo bene le parole con le labbra. La sua sete non mi dava più quel senso di oppressione che prima mi aveva colto quasi di sorpresa. Ora ero rilassato il mio cuore si era calmato ed anche tutto il resto. A parte qualcosa al basso ventre... Ma... Dio! PEr me era normalissimo abbinare quella cosa alla sete!
    - Dimmi... I tuoi padroncini saranno qui tra poco? No, perchè io non sono per niente un tipo paziente. Quello che voglio lo voglio subito oppure... Cerco qualcosa di divertente da fare nel frattempo - a quel punto presi la sua mano e la baciai delicatamente, poi con i canini la infilzai facendone fuoriscuire il liquido caldo e viscoso che ci donava vita e piacere. Lo leccai chiudendo gli occhi, quando li riaprii erano rossi fuoco e fiamme! Lei non ricordava nulla di me, di quello che eravamo stati. Le avrei fatto ricordare! Costi quel che costi! Avevo un nuovo giochino... Chissà se quelli me l'avrebbero permesso. La mia intenzione era di rubargliela.

     
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    Mi disse che non amava attendere troppo ma io non avevo idea di dove fossero Akira ed il maestro e di quanto ci avrebbero messo a tornare. Mi ero svegliata sola, semplicemente...
    Poi mi prese la mano e la baciò delicatamente, come faceva spesso Eishi ma, invece di lasciarmela andare sentì i suoi canini pungermi appena e poi la lingua leccare il mio sangue. Era la prima volta, che io ricordassi, che qualcuno assaggiava il mio sangue.
    Mi chiesi perché mettesse tana sete ad Eishi e, quando lo guardai in viso vidi i suoi occhi cremisi. Il buchetto sulla mano s'era ricucito quasi subito.
    - E' buona Mei...? - mormorai per nulla turbata dal suo comportamento.
    - Il maestro ha sempre sete quando bacia Mei...ma non ha mai assaggiato...- sussurrai. chissà se si sarebbe arrabbiato.
    - E Mei..non ha il premesso di bere...- feci continuando a guardarlo negli occhi. In quell'istante anche i miei divennero rossi come i suoi. Quasi riuscisse a comunicarmi qualcosa...Accarezzai con la stessa mano che mi aveva morso, l'arteria azzurra che vedevo distintamente sul suo collo e la percorsi per tutta la sua lunghezza.
    - Mei ha sempre sete...e non smette mai...- sussurrai più languida socchiudendo gli occhi lentamente per sentire il pulsare del sangue nelle sue vene. Era un canto incantevole.
    Sentivo la gola secca, quel senso opprimente...Mi guardai fugace attorno e individuai la scatola di pillole che il maestro aveva preso per me. Sgusciai via dalla presa di Tsubasa e mi fiondai a prenderle veloci. Aprì il pacchetto e le mandai tutte giù...senza pensarci...Era sempre peggio e, sentire l'odore del mio stesso sangue mi aveva atto provare anche più sete del solito.
     
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    La sua voce incolore mi chiese se era buona. Lei lo era, senza alcun ombra di dubbio. Ma forse solo per me. Io differivo da tutti gli altri. Ma era un segreto, chiuso dentro di me e me soltanto. Gli unici che avevano conosciuto qualcosa erano stati barbaramente uccisi... da me!
    La guardai nei suoi occhietti che ora avevano preso il mio stesso colore. Mi ci specchiai dentro e ci vidi me stesso. Ero bello oltre ogni dire, la sua manina sul mio collo mi fece trasalire al pensiero del mio stesso sangue.
    - Eishi... Non è come noi... - la guardai mentre fuggiva da me per rimpinzarsi di quelle schifezze assurde che la gente qui chiamava pastiglie ematiche. Quella roba non riusciva minamente a soddisfare i nostri appetiti o almeno il mio. Io bramavo, sangue, sesso e carne. Ero il signore dellla carne. Facevo fremere le mie vittime e vibrare i miei nemici. In me non c'era niente che non andasse però ero solo.
    Mi avvicinai a lei mentre trangugiava quella roba. Le presi il polso bloccandola, strinsi più forte che potevo in modo che si girasse per guardarmi. Avrei potuto spezzare quel braccino così delicato. - Ti puniranno per quello che ho fatto... Meiko? - pronunciai quel nome piano sapendo non fosse il suo. Quella puntina tanto poca di liquido mi aveva dato quello che volevo. Ero calmo ora ed avevo intenzione di liberare questa signorina. Conoscevo chi era... Chissà se qualcuno avrebbe provato a fermarmi.

     
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    Mi prese il braccio e lo strinse forte tanto che sentì anche del dolore ma il mio viso rimase inespressivo. Era questo che si provava?
    pensavo peggio...
    Lo scrutai attentamente. Mi chiese se mi avrebbero punito per quello che aveva fatto ma io non ne avevo idea. Il maestro era strano, imprevedibile.
    - Mei non lo sa...- sussurrai girandomi verso di lui e facendo cadere a terra la scatolina vuota. Piano i miei occhi tornando dorati e limpidi, nonostante la sete mi consumasse ancora.
    - Tsubasa...non vuole che Mei venga punita...vero? - chiesi constatando che era la seconda volta che mi dava questa impressione.
    - Tsubasa...è amico di Mei? - domandai, lasciando ancora che mi tenesse il polso. La cosa non m’infastidiva anzi, da quando mi aveva afferrato, ero tornata in me...o almeno quel che pensavo e che mi sentivo meno male di prima...
     
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    Usava la parola amicizia come se fosse una cosa normale quando in realtà non lo era affatto. Non aveva sentimenti suoi, o quelli che aveva erano nascosti sotto un cumolo di cavolate. Questa cosa mi faceva imbestialire, un sanguepuro che fosse tale doveva essere fiero, sicuro ma anche rabbioso, triste, tenebroso. Lei era come una bambola, bellissima ma... Incolore, inodore... Senza nulla. Eppure, eppure mi attirava a se come una calamita.
    Tutto quello non m'infastidiva, non avevo mai paura delle tentazioni.
    - Usi la parola amicizia, ma sai cosa vuol dire? - piano la stretta si fece più dolce, quasi delicata. Mi accorsi dopo di averla attirata a me. Era così vicino che di nuovo i nostri occhi potevano toccarsi e le nostre labbra sfiorarsi. Le sue labbra... Avevano un profumo inebriante. Avrei voluto assaggiarle. Però non feci niente in proposito.
    - Io però posso aiutarti ad avere quello che vuoi, tutto quello che vuoi posso donartelo io - la mano libera si appoggiò alla sua guancia.La pelle sotto di essa era vellutata. Mi stavo dimenticando del motivo per cui ero andato da quei due. Ma mi tornò tutto alla mente quando sentii le mie scapole fremere.
     
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    Eravamo di nuovo vicini come lo ero stata solo con il maestro. Di nuovo il suo profumo mi invase e mi si strinse la gola, secca e arida...chissà quando le pillole avrebbero fatto effetto.
    Mi accarezzò la guancia, sussurrandomi che avrebbe potuto darmi tutto quello che desideravo... ma io...cosa desideravo?
    Non ricordavo nemmeno cosa significasse realmente quella parola. Desideravo tutto quello che desiderava il mio maestro...
    Anche se in quel momento...qualcos'altro si annidava in me. Una nuova sensazione, mai provata prima...era come la sete ma faceva anche più male e non riuscivo a contrastarla.
    Era questo il "desiderio" . Respirai più lentamente.
    - Mei non lo sa...Mei non ha mai desiderato nulla...- sussurrai con gli occhi chiusi, mentre le mie mani si muovevano da sole sul petto di Tsubasa...Arrivai alla sua schiena e avvertì un dolore lacerante alla mia schiena. spalancai gli occhi e mi strinsi a lui per non cadere.
    - Cos'è..? - Mormorai stordita. Sembrava un enorme potere ma anche un’ enorme sofferenza...
     
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